Sulle sponde dell’Adda, tra Milano e Bergamo, sorge il villaggio operaio di Crespi d’Adda, un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato.
Ero già stata a Crespi d’Adda un bel po’ di anni fa con la scuola e mi ricordavo di una sensazione di tristezza mentre visitavamo il villaggio. A pasquetta abbiamo deciso di sfidare il maltempo e siamo tornati qui, in modo che anche Paolo potesse vederlo dato che non ci era mai stato.
Non c’è niente da fare, con il brutto tempo la sensazione di tristezza l’ho sentita ancora. Anche se è abitato sembra sia un paese abbandonato, come quelle immagini che mostrano i telegiornali dopo le catastrofi naturali. Non sto assolutamente dicendo che sia un posto brutto, anzi.
Il villaggio è zona pedonale le domeniche e i giorni festivi, negli stessi giorni è possibile effettuare delle visite guidate per scoprire a fondo la storia di questo paese, basta recarsi al centro informazioni che si trova in Piazzale Vittorio Veneto. Se non volete prendere parte alla visita guidata, vicino alla chiesa sono state posizionate delle casette in legno dove è possibile acquistare per 50cent una piccola brochure con la cartina e un breve riassunto della storia del borgo.
Non preoccupatevi, sono 3 vie parallele è impossibile perdersi!
Il fondatore di questo luogo è Cristoforo Crespi, un imprenditore tessile di Busto Arsizio (Va) di fine ‘800 che, alla ricerca di un posto dove costruire il suo cotonificio, trovò quest’area selvaggia con a disposizione mano d’opera e l’acqua del fiume per generare l’energia necessaria per far funzionare l’impianto.
Silvio, il figlio di Cristoforo Crespi, nel 1889 progettò il villaggio e la sua struttura regolare che suddivide le aree dedicate al lavoro, alla vita familiare e alla comunità.
Il villaggio rimase di proprietà della famiglia Crespi fino agli anni Trenta, passando nelle mani di altri gestori che tennero aperto lo stabilimento fino al 2003.
L’Unesco ha riconosciuto Crespi d’Adda come Patrimonio dell’umanità nel 1995 per l’eccezionale valore storico, sociale e ambientale oltre che per essere rimasto inalterato dagli anni ’20.
Arrivando dal parcheggio le prime strutture che si incontrano sulla destra sono i palazzotti, tre palazzine uguali che furono i primi alloggi degli operai dello stabilimento. Dall’altro lato si trovano l’albergo e il lavatoio e, in cima alla collina, la casa del parroco e quella del medico.
Proseguendo su Corso Manzoni sulla destra troverete la chiesa, copia della chiesa dedicata a S. Maria di Busto Arsizio, e la scuola in cui si formavano le nuove generazioni di dipendenti.
Il punto focale di tutto il villaggio è senza ombra di dubbio l’ingresso della fabbrica, luogo in cui si svolgeva gran parte della vita dei suoi abitanti.
Nel villaggio sono presenti tre tipi diversi di abitazioni a seconda del proprio ruolo in fabbrica:
le case operaie disposte su tre file tutte identiche tra loro;
le case dei capi reparto un po’ più ampie rispetto a quelle operaie ma con lo stesso stile;
le ville dei dirigenti costruite con uno stile più eclettico rispetto alle altre due tipologie.
Dalla nascita alla morte non si abbandonava mai il villaggio. Dal lato opposto a quello di accesso al villaggio si trova il cimitero con il monumento funebre della famiglia Crespi che sovrasta le umili lapidi degli operai.
Come tutto il villaggio, il cimitero viene utilizzato ancora e le tombe più moderne si trovano sui lati esterni del campo.
Leggermente defilato rispetto al resto del villaggio si trova il castello, ovvero la villa padronale della famiglia Crespi. La struttura richiama a un castello medioevale, che rimanda al feudalesimo con il padrone e tutto il feudo/villaggio sotto di se.
Per conoscere a fondo la storia di questo villaggio operaio visitate il sito www.crespidadda.it e www.villaggiocrespi.it gestito da Crespi cultura, l’associazione culturale che si occupa delle visite guidate all’interno del villaggio.
Se vi trovate in zona vi consiglio di fermarvi a visitare il villaggio. Prendendovela con tutta calma non impiegherete più di un’ora e mezza (due se vi fermate a fare tante foto).
Vi ricordo che è zona a traffico limitato, quindi dovete parcheggiare circa 500 metri prima del villaggio. Vicino al cimitero di Capriate si trova un prato utilizzato come parcheggio per il borgo al costo di 50cent se non erro (a pagamento da aprile a novembre); in alternativa potete cercare parcheggio nelle vie attorno, l’importante è non arrivare a Crespi d’Adda in auto in quanto ci sono le telecamere e rischiate la multa.
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Buongiorno, oggi mia figlia ed io ci siamo recati a visitare il villaggio, mia figlia c'era stata con la scuola nel mese di maggio, posto interessante i tutti i sensi, l'unica pecca che venendo in moto da Milano all'ingresso scelta paese mi è stato negato l'ingresso, a detta di un parcheggiatore che mi informava che entravo in isola pedonale, costretto a pagare € 3,00 per parcheggio, ( faccio presente che parcheggi pubblici liberi erano transennati con cartello di divieto di sosta ) entrando a piedi nel villaggio mi sono trovato auto e moto dei residenti che circolavano liberamente……..ma l'isola pedonale dov'è?
Mi spiace ma consigliero a parenti ed amici di visitare il sito durante la settimana, cordiali saluti Grieco Enzo.
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Un commento
Anonimo
Buongiorno, oggi mia figlia ed io ci siamo recati a visitare il villaggio, mia figlia c'era stata con la scuola nel mese di maggio, posto interessante i tutti i sensi, l'unica pecca che venendo in moto da Milano all'ingresso scelta paese mi è stato negato l'ingresso, a detta di un parcheggiatore che mi informava che entravo in isola pedonale, costretto a pagare € 3,00 per parcheggio, ( faccio presente che parcheggi pubblici liberi erano transennati con cartello di divieto di sosta ) entrando a piedi nel villaggio mi sono trovato auto e moto dei residenti che circolavano liberamente……..ma l'isola pedonale dov'è?
Mi spiace ma consigliero a parenti ed amici di visitare il sito durante la settimana, cordiali saluti Grieco Enzo.