bosnia-erzegovina

Sarajevo: amore a prima vista

Quando, a Natale dell’anno scorso, è iniziata la programmazione delle vacanze 2015 eravamo certi di andare nel sud della Croazia ma regnava molta indecisione su quale tappa nel interno fare tra Zagreb e Sarajevo.

Dopo un po’ di meditazione eravamo quasi certi di andare a Zagreb avendo trovato una camera a Karlovac per spezzare il viaggio, cittadina a una cinquantina di km dalla capitale e molto comoda se si vuole visitare il parco delle cascate di Plitvice.

Sarajevo stava per essere scartata più che altro per la “paura dell’ignoto” non sapendo bene cosa aspettarsi in Bosnia-Erzegovina.
Alla fine, anche grazie ai consigli di Chiara e Sara, abbiamo deciso che la meta ideale sarebbe stata proprio Sarajevo. Era stupido non sceglierla come tappa essendo già nel sud della Croazia, pensandoci prima ci saremmo potuti andare già qualche anno prima quando siamo stati a Omiš.

Devo dire la verità: Sarajevo all’inizio mi ha un po’ intimorito, poi però mi ha rubato un pezzetto di cuore.
Arrivando in città si è accolti da vialoni immensi a tre corsie dove tutti fanno quello che vogliono (non molto distante da quello che succede in tangenziale qui a Milano a dir la verità), con i palazzoni ai lati della strada. Più ti avvicini al centro storico, la Baščaršija, le strade si stringono e iniziano ad arrampicarsi su per le colline che ti viene spontaneo domandarti se la macchina ce la farà ad arrivare in cima.

Viale dei Cecchini (Zmaja od Bosne) – Hotel Holiday Inn

Una cosa che mi ha particolarmente impressionato è la diversità tra la zona turistica e l’immediata periferia. Noi avevamo l’appartamento a 10 minuti a piedi dal centro, sarà stato un km scarso, ma sembrava di essere quasi in due paesi diversi. Case e palazzi poco curati, intonaci scrostati, marciapiedi dissestati e spazzatura. Una volta arrivati in centro l’atmosfera cambia e si può immaginare di essere in una qualsiasi capitale europea.

Purtroppo avevamo a disposizione solo un giorno e mezzo per visitare la città e quindi non siamo riusciti a fare tutto quello che avevamo progettato ma non per questo è stato meno bello.

Il pomeriggio della domenica lo abbiamo dedicato a una prima esplorazione della Baščaršija, cercando di capire quali sarebbero stati i luoghi principali da visitare il giorno seguente.

La prima cena non poteva che essere a base di burek, o più precisamente pita, così mi è stato detto che si chiama questo piatto, in generale, da una ragazza bosniaca. Burek identifica la versione ripiena di carne, sirnica è al formaggio, zeljanica è quello agli spinaci e krompiruša quello alle patate.

Seguendo vari consigli abbiamo cenato da Sač che si trova in una vietta nascosta nella Baščaršija. Abbiamo provato la versione alla carne, leggermente speziata, e quella alle patate, entrambi ottimi.
Le porzioni sono generose e con meno di 5€ abbiamo cenato.

Mi è piaciuta molto l’usanza di servire in piatti di metallo con “vere” posate e bicchieri di vetro, è un po’ come essere ospiti e non clienti. Mi ha piacevolmente stupito quando, insieme alle pita, ho chiesto una bottiglietta di acqua e la ragazza al bancone mi ha detto di prendere il bicchiere e bere quanto volevo dal rubinetto. Alla fine abbiamo optato per una bibita in lattina perchè ci sentivamo in soggezione a prendere l’acqua dal rubinetto, quasi fosse un “rubare” ma altri clienti del posto si servivano tranquillamente. È un locale mussulmano quindi non vendono alcolici.
Il lunedì abbiamo cercato di vedere il più possibile ma senza esagerare perchè so come si comporta il mio corpo quando cerco di strafare e l’unica cosa che avrei ottenuto sarebbe stata un mal di testa di dimensioni epiche.
Abbiamo rifatto il giro del pomeriggio precedente, questa volta fermandoci a visitare alcuni punti turistici.

Di tutti i luoghi di culto di Sarajevo volevo visitare quello che più si discosta dalla cultura occidentale e quindi siamo entrati nella moschea Gazi Huzev-Beg (2KM). Sinceramente la immaginavo più grande ma l’interno è molto bello con tutti i dipinti sui muri e i tappeti a terra.

A differenza del monastero derviscio di Blagaj, qui siamo potuti entrare con le scarpe perchè è stato creato un “percorso” per i visitatori con dei teli di plastica sui tappeti. Io ovviamente ho dovuto coprirmi per entrare ma ero attrezzata con gonna lunga fino ai piedi e sciarpa per coprire la testa.

Dopo aver vagato un po’ per i vicoli della Baščaršija e fatto la foto di rito davanti alla fontana di acqua potabile (Sebilj) nella piazza dei piccioni siamo andati a vedere la ex biblioteca, distrutta da un incendio del 1992 e riaperta solo qualche mese fa dopo il restauro.

Vijećnica (5KM), ovvero il municipio, mi ha lasciato senza fiato. Siamo rimasti al suo interno per più di un’ora. Al piano terra si trova una piccola mostra dedicata al massacro di Srebrenica mentre nel seminterrato è presente una mostra molto più grande dedicata alla storia di Sarajevo. Merita una visita solo per i decori alle pareti e per la vetrata del soffitto, sembra un posto magico.

Il pranzo non poteva che essere a base di cevapcici e, come per la sera prima, ci siamo fidati della guida e siamo andati a mangiare da Željo ed erano ottimi (mi viene ancora l’acquolina solo a pensarci).

Prima di tornare all’appartamento per una doccia ci siamo fermati alla casa Svrzo (3KM), una casa del 18° secolo in stile ottomano.  E’ costruita interamente in legno e sono state ricreate le varie stanze, ognuna con un cartello in bosniaco e inglese con la descrizione. E’ tenuta molto bene e merita senza dubbio una visita.

Nota curiosa: la fabbrica della birra di Sarajevo “Sarajevsko pivo” è praticamente in centro città (è possibile visitare il museo) ed arrivandoci si sente un forte profumo di birra, capite subito di essere giunti a destinazione.

Mi ha particolarmente colpito vedere in vari angoli della città targhe sui quali sono stati riportati i nomi delle persone morte in quel luogo durante la guerra come ad esempio il muro che fa da sfondo al mercato della frutta o sulla facciata di scuola che abbiamo incontrato vicino alla fabbrica della birra.

Una cosa di cui tenere conto è il cambiamento di temperatura dal giorno alla sera. Non so se era dovuto al brutto tempo di qualche giorno prima o se è sempre così, ma non era possibile restare fuori alla sera con i vestiti leggeri. Era necessario tornare in camera per abbandonare maglietta e pantaloncini e indossare felpa (leggera) e jeans.

Senza dubbio ci voglio tornare, con qualche giorno in più a disposizione. Voglio poter godere dei vari angoli della città con calma e vedere tutto quello che non siamo riusciti con il poco tempo che avevamo a disposizione. Tra i tanti posti in cui non siamo stati, mi è dispiaciuto non essere riuscita a salire a Vidikovac per vedere la città dall’alto.

Su youtube trovate un video dedicato a Sarajevo

Se volete restare aggiornati sulle nostre nuove avventure seguiteci su Instagram e Facebook e iscrivetevi alla newsletter per essere informati sull’uscita di nuovi post.
Se ti è piaciuto l'articolo, condividilo!

4 commenti

  • Blondie81

    e sì….purtroppo non ci sono low cost, tranne la Pegasus che parte da Orio, ma è low cost per modo di dire perchè per arrivare a Sarajevo passa da Istanbul quindi ha il costo di due tratte…

  • Chiara Chierichetti

    Ho visto che non esistono voli diretti.. Se ti va bene lo scalo è in Austria, se ti va male è Instanbul.
    In proporzione mi sa che si fa prima in macchina dato che i voli che fanno scalo a Instanbul hanno come durata tra voli e scalo di 16 ore o.0
    Guardando adesso per Natale i prezzi sono un pochino più contenuti, te la cavi con 250€ andata e ritorno a testa (che mi sembrano comunque eccessivi)

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *